Gli ambiti applicativi del BIM negli ultimi 6 mesi sono notevolmente aumentati per diverse motivazioni. Sono intervenute variazioni dal punto di vista normativo (D.M. 2 agosto 2021, n. 312, rubricato “Modifiche al decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti 1 dicembre 2017, n. 560”), vengono riconosciute premialità per l’applicazione di procedure BIM nelle progettazioni ed esecuzioni degli appalti pubblici, sono formulate richieste specifiche nei bandi PNRR, sono, infine, notevolmente migliorate le procedure applicative al settore del Cultural Heritage, in cui sono presenti elementi di innovazione digitale e industriale, che producono azioni compatibili con la tutela e la sostenibilità ambientale.Dal punto di vista normativo le introduzioni più rilevanti sono riferite alla ricerca di soluzioni metodologiche connesse ad alcuni concetti chiave, richiamati nell’art. 7 bis del D.M. 2 agosto 2021, n. 312, come: “modelli informativi”; “punteggi premiali per l’uso di metodi e strumenti elettronici specifici”; “mantenimento delle caratteristiche di interoperabilità dei modelli informativi”; “strumenti innovativi di realtà aumentata”.Le premialità si riferiscono alla proposta di utilizzare metodologia BIM nelle offerte migliorative legate alla presentazione di progetti sottoposti a finanziamento pubblico che nelle gare d’appalto.Le procedure applicate al Cultural Heritage (HBIM) presentano gli aspetti più innovativi, perché l’interoperabilità diventa una modalità fondamentale per far dialogare tra loro i modelli generati per specifici ambiti applicativi con modelli riferiti ad altre discipline o applicazioni. Tra questi va segnalato il notevole avanzamento dello stato dell’arte connesso all’utilizzo del VPL (Visual Programming Language) che permette di mantenere le caratteristiche sintattiche e morfologiche di un organismo architettonico storico anche quando le sue parti o componenti devono essere “informate” e “parametrizzate”.Proprio in questo scenario, di trasformazione e sviluppo delle metodologie, degli strumenti e delle best practiceoperative in ambito BIM e HBIM, abbiamo voluto fotografare l’istante e chiedere alla comunità scientifica un momento di riflessione, da condividere, per comprendere pienamente dove siamo, in che direzione stiamo andando e dove potremmo andare oltre. Nasce così la calldi Dn numero 9, che ha invitato a focalizzare l’attenzione sul rapporto fra pensiero originale e pensiero artificiale, fra l’opera diretta “manuale” e quella indiretta degli automatismi digitali. Una riflessione sostanziale e necessaria ad affrontare le sfide e gli obiettivi che l’odierna Europa ci propone, così da procedere verso la continua innovazione digitale e industriale, nel rispetto della piena compatibilità e tutela ambientale.L’ambito dell’Information Modeling dedicato al Cultural Heritage appare il campo adatto per indagare e sviscerare questi temi, come mostrano i contributi presenti in questo numero della rivista, che propongono soluzioni innovative per il settore del HBIM e suggeriscono obiettivi di riferimento verso i quali si dovrebbe indirizzare future risorse sperimentali e operative.Crescente è la consapevolezza dell’importanza dell’integrazione dell’informazione e come la complessità e l’articolazione di essa, sul piano ontologico e semantico, sia proporzionalmente problematica e critica con l’aumentare della stratificazione storica che interessa l’edificio descritto(Sonia Mollica).L’integrazione delle qualità informative dell’edificio ha inoltre carattere multidimensionale e allo stesso tempo complementare. Ad esempio, sono di fondamentale importanza le attività sperimentali per la definizione di nuove metodologie di “arricchimento della informazione”, utili a documentare le problematiche strutturali, quali fessurazioni e dissesti, e fornire una lettura sincronica e diacronica rispetto alla progressione storica dei fenomeni – esogeni ed endogeni – intervenuti sull’edificio (Simone Balin, Giuliana Cardani, Fausta Fiorillo).Perfezionare l’informazione ha però l’oneroso impegno di gestire e organizzare enormi quantità di dati, la cui gestione richiede sia in fase di rilievo, sia di normalizzazione, sia ancora di rappresentazione, una rigorosa organizzazione procedurale e metodologica, che si avvalga di ausili digitali dal carattere semiautomatico e automatico. In questo ambito di indagine procedono con successo le ricerche che sfruttano le più recenti e “snelle” tecnologie di acquisizione e preelaborazione che operano direttamente sul campo (Sandro Parrinello, Silvia La Placa); così come le esperienze che strutturano metodologicamente e collaudano le procedure di machine learningper la classificazione delle superfici rilevate e la loro annotazione in ambiente HBIM (Massimiliano Lo Turco, Andrea Tomalini).Alla mole dei dati di rilievo, oggi speditamente acquisibile su un edificio, va sempre integrata - ove presente – la documentazione analogica e digitale pregressa. Sono perciò meritevoli di particolare attenzione quelle attività di ricerca che normalizzano e rendono organicamente fruibili, a chi opera nella gestione dell’edificio, le eterogene informazioni e le loro relative rappresentazioni integrate.(F. Bianconi, M. Filippucci, A. Parisi, S. Battaglini).Di particolare strategica attualità, infine, sono le ricerche che propongono livelli di classificazione delle qualità dell’edificio rilevato, come quelle finalizzate a definire un Level of Sustainability: indice volto a descrivere un livello di sostenibilità ambientale e indirizzare il progetto di restauro e di riqualificazione energetica. Un panorama di casi studio, dunque, particolarmente vario, ricco e maturo, sul quale certamente fondare la prossima innovazione.


Tommaso Empler, Graziano Mario Valenti