“Graphic excellence is nearly always multivariate”
(Edward Tufte, The Visual Display of Quantitative Information, 1983)
Il settimo numero della rivista raccoglie una selezione ragionata dei contributi pervenuti in risposta alla call intitolata “Le innumerevoli possibilità di rappresentazione del dato”.
Ne è derivata una collezione di ricerche ed esperienze molto variegata, seppur riconducibile a due interessanti macrotemi riferibili alle molteplici forme di elaborazione grafica: l’infografica dei modelli digitali e lo sviluppo di modelli informativi.
In alcuni saggi si descrivono in modo dettagliato le potenzialità espressive di nuovi strumenti di rappresentazione infografica utili per una rappresentazione sintetica, anche di tipo statistico, per governare nuovi processi di conoscenza. Una conoscenza sempre più specialistica e specializzata descritta in molti contributi che si interrogano sulla risoluzione di sfide sempre più complesse, nella organizzazione di attributi di tipo eterogeneo e di natura non soltanto quantitativa, ampliando nei fatti le frontiere della disciplina del Disegno, come testimoniato anche dal successo di un importante evento interdisciplinare sul tema delle “gràfiche” svoltosi ad Alghero nel luglio 2019, in relazione alle diverse declinazioni ed aggettivazioni di ciò che afferisce alla sfera della -grafìa, ovvero della descrizione, dello studio, della scrittura, del disegno. Una conoscenza aperta, interdisciplinare, come testimoniato dalle diverse anime che hanno contribuito alla realizzazione del nuovo numero della rivista.
A questo prima tematica, relativa ai metodi ed esempi di rappresentazione del dato, si riferiscono più puntualmente alcuni contributi: il saggio di Fabio Colonnese analizza criticamente il ruolo del disegno di architettura nelle comunicazioni dello studio OMA, denotando una graduale migrazione verso l’uso dei diagrammi e rappresentazione visive schematiche quantitative prodotte da un sistematico incrocio di dati statistici, piante semplificate e schemi volumetrici integrati da testi, simboli e patterns, allo scopo di illustrare e spiegare il processo e la forma del progetto e le soluzioni funzionali. Sempre in merito di rappresentazione del progetto di architettura, il contributo di Michela Barosio e Rossella Gugliotta è teso a indagare il rapporto tra tipo e diagramma, spesso considerati quali mere semplificazioni della realtà analizzando le modalità con cui il diagramma si pone sempre con maggior forza quale strumento di concezione e di esplicitazione del processo progettuale. Le riflessioni del gruppo di lavoro di Elena Gigliarelli appaiono di natura interdisciplinare, ove si evidenza la necessità di una sinergia tra ambiti di conoscenza diversi sottesa all’uso di un linguaggio di condivisione della conoscenza, mediante l’uso di mappe cognitive e codici grafici per la sintesi dei concetti. I contributi di Enrico Cicalò e Valeria Menchetelli e di Maurizio Marco Bocconcino e Mariapaola Vozzola presentano un approccio più teorico. Il primo analizza criticamente le potenzialità della Data Visualization nell’epoca dei Big Data, evidenziando come la grande disponibilità di open data e open tools rafforzi la necessità di un approccio scientifico designer-based; il secondo riflette sulla classificazione dei metodi di trattamento dei dati che aiutano a selezionare le modalità più efficaci di rappresentazione verificando le applicazioni, anche di carattere scientifico, che consentono di ottenere diverse tipologie di visualizzazione. Tale analisi è condotta commentando criticamente esempi di rappresentazione grafica che danno “informazione” a partire da ciò che è “dato”.
I contributi che trattano più specificatamente lo sviluppo di modelli informativi si concentrano sul tema della Data visualization quale strumento di rappresentazione di sistemi complessi di dati, a cui si associano attività di Data Collection, illustrati attraverso approcci originali e innovativi.
Nel contributo di Giulia Pettoello si indagano le diverse modalità attraverso le quali poter documentare e comunicare un bene architettonico. Anna Dell’Amico propone l’utilizzo di protocolli standard per la gestione di modelli condivisi, attraverso l’uso di un linguaggio comune che renda agevole lo scambio delle informazioni. Seppur riferito alla scala urbana, la ricerca di Cettina Santagati e Federico Mario La Russa indaga su modelli responsivi che incrementino la quantità e la qualità dei dati riferibili a modelli di City Information Modeling.
Gli altri saggi forniscono lo spunto per riflettere sul ruolo dell’Heritage BIM cercando di comprendere, analizzandole, le difficoltà, i limiti e le potenzialità che il sistema può offrire nell’ambito della conservazione e della documentazione. In particolare, Carlo Battini e Rita Vecchiatini riflettono criticamente sulla possibilità di collezionare informazioni eterogenee come rilievi e modelli tridimensionali, fonti documentarie, cartografiche e iconografiche, informazioni testuali, di natura sia puntuale sia areale, aggregabili in un unico database, per la programmazione di interventi di conservazione e il relativo calcolo dei costi, senza trascurare la possibilità di estrazione di dati utili alla manutenzione ordinaria e in generale alla gestione dell’edificio. Il saggio di Simona Scandurra intende esaminare un possibile approccio alla documentazione del patrimonio architettonico nell’ambito dell’HBIM, con particolare riferimento alla memorizzazione e alla gestione dei dati relativi alle decorazioni parietali caratterizzanti le superfici murarie di alcuni manufatti storici. Infine, il contributo di Elisabetta Caterina Giovannini e Andrea Tomalini riflette sul connubio tra la modellazione tridimensionale e la modellazione delle informazioni, attraverso flussi di lavoro che includono approcci di programmazione con sistemi nodali e algoritmi di machine learning per la generazione di nuove componenti: partendo dai dati di acquisizione di un rilievo e il successivo data processing, si propongono soluzioni innovative per la classificazione e la creazione semiautomatica di elementi di degrado.
Dunque contributi eterogenei nelle loro esperienze applicative, seppure riconducibili ad analoghe finalità, tese a individuare modelli di rappresentazione delle informazioni utili per operare letture comparate.
La rappresentazione, mediante lo sviluppo di modelli digitali e strutture di gestione dei dati, intende favorire interpretazioni più intuitive al fine di ampliare esponenzialmente le possibilità di porre in relazione insiemi di dati complessi. Ad una possibilità di associare dati eterogenei e sviluppare confronti ne conseguirà un arricchimento culturale non solo in termini di capacità tecniche e operative. La rappresentazione esprime il valore umano dell’interpretazione del segno, pertanto qualificare modelli e sistemi informativi attraverso segni e simboli implica umanizzare un sistema informativo a vantaggio di una più naturale e sensibile relazione con una nuova complessità digitale.
Sandro Parrinello, Massimiliano Lo Turco