Se fino a qualche anno fa parlare di BIM o H-BIM era argomento trattato dai pochi coraggiosi pionieri specialisti nel settore della progettazione su scala internazionale, oggi l’approccio BIM è diventato un “must” della progettazione, riqualificazione, re-funzionalizzazione, restauro, recupero ecc.
L’uso delle tecniche BIM ha avuto un tale incremento, da sensibilizzare gli studiosi ricercatori a sperimentarne nuove e più efficaci applicazioni. Le sollecitazioni che arrivano costantemente dal mondo dei professionisti ha aperto una finestra molto ampia sulle problematicità e sul loro superamento nel settore dei CH. E, sebbene il settore dei beni culturali sia il bacino di confluenza del maggior numero di sperimentazioni, anche i settori dell’ingegneria hanno rivolto la loro attenzione alle applicazioni BIM. Si fa riferimento all’ingegneria stradale, idraulica, ferroviaria, strutturale e energetica, insomma, in una sola parola a tutti i settori che sono coinvolti in una Smart City, che oggi più che mai, ha bisogno di una metodologia Smart BIM.
La possibilità di interrogare un modello tridimensionale per estrapolare tutte quelle informazioni necessarie per nuovi interventi su un’opera, ottimizza i tempi e i risultati delle operazioni da compiere. I percorsi BIM divengono sempre più ricchi ed articolati e si aprono a soddisfare le esigenze di tutte quelle figure che sono coinvolte in una struttura realizzata o da realizzare, in buono stato di conservazione o da ristrutturare, risanare, recuperare, ecc. Si pensi agli impianti, al sistema strutturale, all’arredamento, agli elementi di chiusura, ai materiali impiegati, ecc. Ovviamente, quanto più complessa è la struttura delle informazioni da esplicitare, tanto più complesso diventa l’algoritmo che sostiene tale impalcatura.
Un argomento estremamente vasto e che, per tale motivazione si presta ad equivoci non sempre di facile individuazione. Nasce l’esigenza di fare chiarezza riguardo il concetto di piattaforme interoperabili, formati aperti ed esportazione in formati compatibili. Oltre ai frequenti fraintendimenti, si insinuano le difficoltà riscontrate nel tentativo di integrare dati collegati a modelli realizzati con software diversi. Emerge, dunque, quanto l’interoperabilità sia un problema nella pratica ben più complesso di quanto dichiarato a livello teorico.
In questo numero della rivista Dn, sono presenti 8 articoli che consentono al lettore di apprendere sia lo stato degli avanzamenti in letteratura, sia i funzionamenti di nuovi algoritmi matematici sia le progettazioni computazionali che, grazie alle sperimentazioni condotte, permettono sempre più nuove applicazioni.
Le tecniche BIM sono spesso adottate per risolvere le difficoltà legate alla gestione dei costi di produzione/realizzazione/intervento/costruzione/sostenibilità. In questo numero sono presenti alcuni lavori che affrontano il BIM anche sotto questo aspetto in contesti molto diversi tra loro con caratteristiche ed esigenze a volte in contrasto e questo, consente di poterne trarre alcuni aspetti essenziali che diventano paradigma, archetipo di metodologie operative.
Di grande attualità è, inoltre, la sperimentazione BIM in campo GIS per ottenere i dati territoriali finalizzati allo sviluppo di un City Information Modeling (CIM) facendo uso di dati open source e rilievi geospaziali.
Un’esigenza che è sorta in modo spontaneo via via che il sistema BIM è entrato nella progettazione e riqualificazione del costruito, è quella della necessità di codificare un nuovo parametro, il Level of Reliability, che tenga conto sia della affidabilità geometrica che semantica-ontologica del modello rispetto alla realtà che intende descrivere. Da qui, la necessità di codificare set di parametri condivisibili e ripetibili per giungere ad una valutazione numerica di sintesi del LOR, inteso come il livello di coerenza globale del processo di definizione di un oggetto digitale.
Uno dei traguardi che gli studiosi e sperimentatori BIM intendono raggiungere, è quello dell’applicazione in remoto direttamente in situ. In questo modo, si ha la possibilità di aggiornare in tempo reale, apportare eventuali modifiche, annotare considerazioni, individuare punti di fragilità o di forza, ecc e vederne la risposta del sistema sul server. Inoltre, attraverso l’applicazione del computational design è possibile velocizzare e migliorare la realizzazione di geometrie complesse tipiche dell’architettura storica e automatizzare alcuni processi in fase di progettazione.
Esplorare le nuove frontiere del BIM mediante l’impiego di strumenti algoritmici per il controllo degli aspetti formali e informativi del progetto rappresenta, oggi, una vera rivoluzione in termini di ottimizzazione dell’aggrovigliata e a volte indistricabile macchina di progettazione delle strutture edili e delle infrastrutture civili.
Laura Inzerillo, Francesco Ruperto